17.1.24

Beyond Neoclassical and Critical Geopolitics



Abstract: The purpose of this article is to succinctly demonstrate the shortcomings of conventional geopolitical theories and to highlight the need for a more all-encompassing strategy that goes beyond critical and classical viewpoints. Jeremy Black's approach shows promise; in addition to territorial and strategic conflicts, he suggests studying geopolitics as a politically influential intellectual tradition that aids in understanding the crystallization of national security traditions. Several historians in the last few decades proved that geopolitical concepts from the classical school are useful in explaining great powers' grand strategy, its successes and its failures. The paper also discusses the contributions of historical sociology to geopolitical theory, with a special focus on State power and predicting the outcome of international conflicts. The article acknowledges the predictive value of Collins's geopolitical theory in understanding the dynamics of the Cold War and subsequent political-strategic frameworks. A critique of critical geopolitics is also offered, centred on the shortcomings of a logo-centric, postmodernist, and subjectivist approach. 


Lo scopo di questo articolo è dimostrare in modo sintetico le carenze delle teorie geopolitiche convenzionali, mettendo in evidenza la necessità di una strategia onnicomprensiva che vada oltre i punti di vista critici e classici. L'approccio di Jeremy Black è promettente: oltre che per studiare i conflitti territoriali e strategici, egli suggerisce di studiare la geopolitica come tradizione intellettuale politicamente influente che aiuta a comprendere la cristallizzazione delle politiche di sicurezza nazionale. Diversi storici negli ultimi decenni hanno dimostrato che i concetti geopolitici della scuola classica sono utili per spiegare la grande strategia delle grandi potenze, i suoi successi e i suoi fallimenti. L'articolo discute anche i contributi della sociologia storica alla teoria geopolitica, con particolare attenzione al potere dello Stato e alla previsione dell'esito dei conflitti internazionali. L'articolo riconosce il valore predittivo della teoria geopolitica di Collins nella comprensione delle dinamiche della Guerra Fredda e dei successivi quadri politico-strategici. Viene inoltre offerta una critica alla geopolitica critica, incentrata sulle carenze di un approccio logo-centrico, postmodernista e soggettivista.

Keywords: Geopolitics, Critical Geopolitics, Mackinder, Spykman, Mahan, Collins, Historical Sociology, Jeremy Black.

1.1.24

Rediscovering Spykman

 Abstract

Nicholas J. Spykman wrote two long articles in 1938 and 1939 on geography and foreign policy and on geographical objectives in foreign policy. In this concise essay, the Author  highlights the richness of his thinking, his originality, and his farsightedness. Spykman’s in-depth analysis of the political-strategic significance of geography, as illustrated here, also serves as an excellent introduction to the methodology of geopolitics.

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Classical geopolitics: Heartland, Rimland.

22.12.23

Recensione di "La geopolitica anglosassone", terza ed.

La geopolitica anglosassone: dalle origini ai nostri giorni (Guerini, 2023) di Federico Bordonaro
"andrebbe letto come un necessario tentativo di fare ordine in un mondo bibliografico geopolitico, in questo caso anglosassone, alquanto complesso. Infatti, non è solo la realtà delle relazioni internazionali ad essere decisamente intricata, bensì anche la produzione stessa sul tema, tanto che lo scopo dichiarato dell’autore è esattamente quello di raccontare in modo conciso la storia del pensiero geopolitico anglo-americano in un preciso contesto: il convinto revival delle teorie cosiddette classiche (tra le tante), le quali oggi parrebbero essere lo strumento prediletto della classe dirigente americana per risolvere il crescente numero di crisi che il blocco occidentale si trova ad affrontare. Se letti bene, insomma, gli autori geopolitici classici, potrebbero aiutare a capire come mai gli Stati Uniti prendano determinate posizioni, per quale motivo alcune aree del pianeta rovinano il sonno delle amministrazioni presidenziali, e quali sono gli interessi irrinunciabili per una potenza che vuole continuare ad essere egemone".
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Discutendo di geopolitica classica in merito ai saggi di Phil Kelly

Rigrazio la redazione de L'Italia e il Mondo per il cortese invito a discutere la traduzione in italiano di saggi di geopolitica classica pubblicati da Phil Kelly.

"Ancora una conversazione sulla geopolitica e sui geopolitici. Grazie al libro curato da Federico Bordonaro, Tiberio Graziani e Emanuel Pietrobon entra nel mirino il geopolitico statunitense Phil Kelly. L’obbiettivo di Kelly è riaffermare il ruolo della geopolitica, quindi della geografia, rispetto al realismo e al costruttivismo; anche, però, iniziare a definire non solo l’autonomia ma anche le relazioni tra di essi. Da qui una definizione aggiornata di heartland e delle interazioni molto più interconnesse tra le tre parti del globo definite dalla geopolitica classica. Una attenzione che consente di discernerere la rilevanza teorica della produzione di Kelly dalla sua fervente affiliazione alla causa della proiezione statunitense, sin troppo evidente in gran parte dei suoi scritti."


Kelly fra realismo e geopolitica

Il video su YouTube: 


26.10.23

Intervista: la matrice anglosassone

Per "L'Italia e il mondo" con G. Germinario, R. Buffagni, G. Gabellini


https://italiaeilmondo.com/2023/10/26/politica-e-geopolitica-la-matrice-anglosassone-con-federico-bordonaro-giacomo-gabellini-roberto-buffagni/ 


Il rapporto tra scuole geopolitiche ed azione politica nelle relazioni internazionali tra centri decisori strategici è particolarmente controverso, come lo è quello tra il politico, come definito da Freund e le decisioni politiche, come lo sono le “onde lunghe” e le costanti della storia da una parte e le fibrillazioni del confronto e conflitto politico sul terreno determinato dai soggetti in azione, in particolare quelli decisori. 

Non vi è nulla di strettamente determinato su di un medesimo piano. All’egemonia inglese e statunitense degli ultimi due secoli ha corrisposto l’egemonia e alla fine il dominio delle chiavi interpretative geopolitiche anglosassoni nel mondo sino ad indurre le élites dominanti occidentali ad assumere un atteggiamento deterministico e dogmatico tale da allontanarle dalla adeguata interpretazione della realtà e da rappresentare le proprie scelte politiche in un quadro schizofrenico sempre meno credibile ed autorevole. 

Una crisi dalla quale faticano ad emergere con successo nuove chiavi interpretative più adeguate a definire strategie, obbiettivi e tattiche in un contesto multipolare. Una difficoltà che testimonia dell’incapacità di emersione nel mondo occidentale di nuove élites in grado di comprendere e sostenere adeguatamente il confronto e lo scontro che si prospetta sempre più drammaticamente. Il carattere asfittico del dibattito politico in Italia, compreso quello nel magmatico e sterile movimento “sovranista”, è forse l’aspetto più penoso, pur se innocuo per le sorti del mondo, che ci tocca riscontrare. 

Il libro di Federico Bordonaro può offrire in proposito al dibattito tanti spunti, come evidenziato, si spera, dalla discussione.