17.1.24

La potenza marittima e i suoi limiti: un punto di vista teorico

 


ABSTRACT: This article investigates the limits of maritime power, by critically analyzing the theorizations of Jakub Grygiel, Saul B. Cohen and Randall Collins in light of the new phase of geopolitical competition marked by both warlike (Ukraine) and potentially military (Taiwan) conflicts having, among the main issues at stake, the control of closed seas, straits, archipelagos, coastlines and maritime trade routes. The impression is that the limits of maritime power inevitably emerge in the event that states lose their positional and comparative human resources advantages over their competitors, especially in phases of rapid diffusion of technological innovations. Therefore, the key to global geopolitical dominance does not lie simply in dominating the seas or, on the contrary, the continental mass, but in having the aforementioned advantages over rivals, not only by force, but also through a diplomatic strategy capable of co-opting allies. 


KEYWORDS: Maritime Power, Geopolitical Theory, NATO


Questo articolo indaga i limiti del potere marittimo, analizzando criticamente le teorizzazioni di Jakub Grygiel, Saul B. Cohen e Randall Collins alla luce della nuova fase di competizione geopolitica caratterizzata da conflitti sia bellici (Ucraina) sia potenzialmente militari (Taiwan) che hanno, tra le principali poste in gioco, il controllo di mari chiusi, stretti, arcipelaghi, coste e rotte commerciali marittime. L'impressione è che i limiti del potere marittimo emergano inevitabilmente nel caso in cui gli Stati perdano i loro vantaggi posizionali e comparativi in termini di risorse umane rispetto ai loro concorrenti, soprattutto nelle fasi di rapida diffusione delle innovazioni tecnologiche. Pertanto, la chiave del dominio geopolitico globale non sta semplicemente nel dominare i mari o, al contrario, la massa continentale, ma nel possedere i suddetti vantaggi sui rivali, non solo con la forza, ma anche attraverso una strategia diplomatica capace di cooptare gli alleati.

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EDIZIONE DIGITALE - ISBN 9791281485044

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Beyond Neoclassical and Critical Geopolitics



Abstract: The purpose of this article is to succinctly demonstrate the shortcomings of conventional geopolitical theories and to highlight the need for a more all-encompassing strategy that goes beyond critical and classical viewpoints. Jeremy Black's approach shows promise; in addition to territorial and strategic conflicts, he suggests studying geopolitics as a politically influential intellectual tradition that aids in understanding the crystallization of national security traditions. Several historians in the last few decades proved that geopolitical concepts from the classical school are useful in explaining great powers' grand strategy, its successes and its failures. The paper also discusses the contributions of historical sociology to geopolitical theory, with a special focus on State power and predicting the outcome of international conflicts. The article acknowledges the predictive value of Collins's geopolitical theory in understanding the dynamics of the Cold War and subsequent political-strategic frameworks. A critique of critical geopolitics is also offered, centred on the shortcomings of a logo-centric, postmodernist, and subjectivist approach. 


Lo scopo di questo articolo è dimostrare in modo sintetico le carenze delle teorie geopolitiche convenzionali, mettendo in evidenza la necessità di una strategia onnicomprensiva che vada oltre i punti di vista critici e classici. L'approccio di Jeremy Black è promettente: oltre che per studiare i conflitti territoriali e strategici, egli suggerisce di studiare la geopolitica come tradizione intellettuale politicamente influente che aiuta a comprendere la cristallizzazione delle politiche di sicurezza nazionale. Diversi storici negli ultimi decenni hanno dimostrato che i concetti geopolitici della scuola classica sono utili per spiegare la grande strategia delle grandi potenze, i suoi successi e i suoi fallimenti. L'articolo discute anche i contributi della sociologia storica alla teoria geopolitica, con particolare attenzione al potere dello Stato e alla previsione dell'esito dei conflitti internazionali. L'articolo riconosce il valore predittivo della teoria geopolitica di Collins nella comprensione delle dinamiche della Guerra Fredda e dei successivi quadri politico-strategici. Viene inoltre offerta una critica alla geopolitica critica, incentrata sulle carenze di un approccio logo-centrico, postmodernista e soggettivista.

Keywords: Geopolitics, Critical Geopolitics, Mackinder, Spykman, Mahan, Collins, Historical Sociology, Jeremy Black.

1.1.24

Rediscovering Spykman

 Abstract

Nicholas J. Spykman wrote two long articles in 1938 and 1939 on geography and foreign policy and on geographical objectives in foreign policy. In this concise essay, the Author  highlights the richness of his thinking, his originality, and his farsightedness. Spykman’s in-depth analysis of the political-strategic significance of geography, as illustrated here, also serves as an excellent introduction to the methodology of geopolitics.

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Classical geopolitics: Heartland, Rimland.

22.12.23

Recensione di "La geopolitica anglosassone", terza ed.

La geopolitica anglosassone: dalle origini ai nostri giorni (Guerini, 2023) di Federico Bordonaro
"andrebbe letto come un necessario tentativo di fare ordine in un mondo bibliografico geopolitico, in questo caso anglosassone, alquanto complesso. Infatti, non è solo la realtà delle relazioni internazionali ad essere decisamente intricata, bensì anche la produzione stessa sul tema, tanto che lo scopo dichiarato dell’autore è esattamente quello di raccontare in modo conciso la storia del pensiero geopolitico anglo-americano in un preciso contesto: il convinto revival delle teorie cosiddette classiche (tra le tante), le quali oggi parrebbero essere lo strumento prediletto della classe dirigente americana per risolvere il crescente numero di crisi che il blocco occidentale si trova ad affrontare. Se letti bene, insomma, gli autori geopolitici classici, potrebbero aiutare a capire come mai gli Stati Uniti prendano determinate posizioni, per quale motivo alcune aree del pianeta rovinano il sonno delle amministrazioni presidenziali, e quali sono gli interessi irrinunciabili per una potenza che vuole continuare ad essere egemone".
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