26.9.23

Prefazione a Ph. Kelly, Saggi scelti di geopolitica classica

Di seguito, i primi paragrafi della mia prefazione alla raccolta di saggi del geopolitologo americano Phil Kelly.  



La raccolta di saggi scelti di Phil Kelly è senza dubbio un’importante novità editoriale nel panorama delle pubblicazioni geopolitiche in lingua italiana. È persino superfluo in questa sede rilevare per l’ennesima volta come la geopolitica, complice una storia travagliata sul piano accademico e scientifico, sia materia a volte sfuggente a causa di una troppo frequente imprecisione del suo statuto epistemologico. Ciò la espone a un uso fin troppo disinvolto, indebitamente esteso a troppi ambiti e banalizzato da parte di scienziati politici e giornalisti. Tutta l’opera di Kelly e dei suoi co-autori nel corso di quattro decenni è un efficace antidoto a tale mancanza di rigore e già solo per questo la sua lettura è consigliata a studenti e studiosi di materie internazionali e politologiche. 

In particolare, i saggi qui raccolti ci sembrano importanti per tre fondamentali ragioni. 


In primo luogo, essi offrono una articolata e solida difesa di una tradizione intellettuale e teorica tanto citata quanto poco conosciuta o distorta: la geopolitica classica sviluppatasi principalmente nel mondo anglofono fra il 1890 e il 1945 e poi evolutasi nell’epoca della Guerra Fredda. 


In secondo luogo, Kelly contribuisce in modo convincente al rinnovamento e al miglioramento della stessa tradizione classica e neoclassica, rivalutando criticamente il fondamentale concetto di Heartland, precisandone il significato storico-strategico e la collocazione geografica. 


In terzo luogo l’Autore ricostruisce, attraverso una certosina ricerca dedicata a oltre un secolo di studi geopolitici classici e non, un apparato concettuale ed euristico di grande valore, mettendolo a disposizione degli specialisti accademici, degli analisti e degli studenti.


Nella difesa della geopolitica classica, Phil Kelly è il rappresentante di una ristretta ma agguerrita cerchia di cultori della materia, fra i quali è impossibile non citare il recentemente scomparso Colin S. Gray (Gray and Sloan 1996)Dale Walton(2007), Geoffrey Sloan (Sloan 2017)Terrence W. Haverluk(Haverluk 2014)Mackubin T. Owens (Owens 1999), John Hillen (Hillen e Noonan 1998) e Francis P. Sempa (Sempa2011), per non citare che i principali.   Ci sembra d’uopo altresì rilevare come negli ultimi decenni altri importanti studiosi, come gli storici John Ledonne (Ledonne 1996, 2005)BrendanSimms (Simms 2013) e A. Wess Mitchell (Wess Mitchell 2018), il politologo Jakub Grygiel (Grygiel 2006, Grygiel and WessMitchell 2016), il sociologo Randall Collins (1981) e il geografo Geoffrey Parker (Parker 1988) abbiano ampiamente fatto ricorso ai concetti-chiave della geopolitica classica nei loro principali studi, a dimostrazione della vitalità e della versatilità di tale tradizione di pensiero. 


Kelly ha dedicato gli ultimi anni alla costruzione di un vero e proprio “modello analitico” basato su una definizione-delimitazione della geopolitica classica, distinguendola dalla tradizione realista nelle relazioni internazionali – con la quale è troppo spesso confusa nonostante i punti di contatto oggettivamente presenti – e illustrando come diverse teorie e concetti strettamente collegati alla tradizione classica forniscano preziosi elementi per spiegare tendenze, comportamenti e sviluppi negli affari esteri, sul piano locale, regionale e globale. Per l’Autore, la geopolitica classica è prima di tutto lo studio dell’impatto e della influenza di alcune caratteristiche geografiche, fisiche e umane, sulla politica estera degli stati, e per tale ragione costituisce un aiuto alla conduzione dello stato. Siamo quindi in presenza di una piena rivendicazione della funzione intellettuale – analitica e prescrittiva ad unum – della geopolitica classica à la Mackinder (non per niente il punto di riferimento del Kelly). 


Ciò è interessante per almeno un motivo fondamentale: nonostante la geopolitica come materia sia stata per così dire “sdoganata” a partire dagli anni Settanta nell’anglosfera, in Francia e gradualmente altrove nel mondo, la sua “riabilitazione” era stata accompagnata dal caveat di una sua funzione teorica, descrittivo-idiografica o teorico-nomotetica, e in genere da forti critiche alla sua pretesa di fungere da aid to statecraft. Solo pochi studiosi – i già citati difensori della tradizione classica – ne rivendicavano un ruolo “pedagogico-politico”. Phil Kelly, come il lettore constaterà, lo fa in modo pieno e argomentato, contribuendo a una contro-critica dell’importante e vieppiù influente geopolitica critica.

(…)


Il libro: https://www.ibs.it/heartland-storia-teoria-della-geopolitica-libro-phil-kelly/e/9788889991176


Una presentazione: https://www.insidertrend.it/2023/04/07/acqua/geopolitica-analisi-dai-nuovi-heartland-alle-guerre-dellacqua-saggi-di-geopolitica-classica/




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