Di seguito, i primi paragrafi della mia prefazione alla raccolta di saggi del geopolitologo americano Phil Kelly.
La raccolta di saggi scelti di Phil Kelly è senza dubbio un’importante novità editoriale nel panorama delle pubblicazioni geopolitiche in lingua italiana. È persino superfluo in questa sede rilevare per l’ennesima volta come la geopolitica, complice una storia travagliata sul piano accademico e scientifico, sia materia a volte sfuggente a causa di una troppo frequente imprecisione del suo statuto epistemologico. Ciò la espone a un uso fin troppo disinvolto, indebitamente esteso a troppi ambiti e banalizzato da parte di scienziati politici e giornalisti. Tutta l’opera di Kelly e dei suoi co-autori nel corso di quattro decenni è un efficace antidoto a tale mancanza di rigore e già solo per questo la sua lettura è consigliata a studenti e studiosi di materie internazionali e politologiche.
In particolare, i saggi qui raccolti ci sembrano importanti per tre fondamentali ragioni.
In primo luogo, essi offrono una articolata e solida difesa di una tradizione intellettuale e teorica tanto citata quanto poco conosciuta o distorta: la geopolitica classica sviluppatasi principalmente nel mondo anglofono fra il 1890 e il 1945 e poi evolutasi nell’epoca della Guerra Fredda.
In secondo luogo, Kelly contribuisce in modo convincente al rinnovamento e al miglioramento della stessa tradizione classica e neoclassica, rivalutando criticamente il fondamentale concetto di Heartland, precisandone il significato storico-strategico e la collocazione geografica.
In terzo luogo l’Autore ricostruisce, attraverso una certosina ricerca dedicata a oltre un secolo di studi geopolitici classici e non, un apparato concettuale ed euristico di grande valore, mettendolo a disposizione degli specialisti accademici, degli analisti e degli studenti.
Nella difesa della geopolitica classica, Phil Kelly è il rappresentante di una ristretta ma agguerrita cerchia di cultori della materia, fra i quali è impossibile non citare il recentemente scomparso Colin S. Gray (Gray and Sloan 1996), Dale Walton(2007), Geoffrey Sloan (Sloan 2017), Terrence W. Haverluk(Haverluk 2014), Mackubin T. Owens (Owens 1999), John Hillen (Hillen e Noonan 1998) e Francis P. Sempa (Sempa2011), per non citare che i principali. Ci sembra d’uopo altresì rilevare come negli ultimi decenni altri importanti studiosi, come gli storici John Ledonne (Ledonne 1996, 2005), BrendanSimms (Simms 2013) e A. Wess Mitchell (Wess Mitchell 2018), il politologo Jakub Grygiel (Grygiel 2006, Grygiel and WessMitchell 2016), il sociologo Randall Collins (1981) e il geografo Geoffrey Parker (Parker 1988) abbiano ampiamente fatto ricorso ai concetti-chiave della geopolitica classica nei loro principali studi, a dimostrazione della vitalità e della versatilità di tale tradizione di pensiero.
Kelly ha dedicato gli ultimi anni alla costruzione di un vero e proprio “modello analitico” basato su una definizione-delimitazione della geopolitica classica, distinguendola dalla tradizione realista nelle relazioni internazionali – con la quale è troppo spesso confusa nonostante i punti di contatto oggettivamente presenti – e illustrando come diverse teorie e concetti strettamente collegati alla tradizione classica forniscano preziosi elementi per spiegare tendenze, comportamenti e sviluppi negli affari esteri, sul piano locale, regionale e globale. Per l’Autore, la geopolitica classica è prima di tutto lo studio dell’impatto e della influenza di alcune caratteristiche geografiche, fisiche e umane, sulla politica estera degli stati, e per tale ragione costituisce un aiuto alla conduzione dello stato. Siamo quindi in presenza di una piena rivendicazione della funzione intellettuale – analitica e prescrittiva ad unum – della geopolitica classica à la Mackinder (non per niente il punto di riferimento del Kelly).
Ciò è interessante per almeno un motivo fondamentale: nonostante la geopolitica come materia sia stata per così dire “sdoganata” a partire dagli anni Settanta nell’anglosfera, in Francia e gradualmente altrove nel mondo, la sua “riabilitazione” era stata accompagnata dal caveat di una sua funzione teorica, descrittivo-idiografica o teorico-nomotetica, e in genere da forti critiche alla sua pretesa di fungere da aid to statecraft. Solo pochi studiosi – i già citati difensori della tradizione classica – ne rivendicavano un ruolo “pedagogico-politico”. Phil Kelly, come il lettore constaterà, lo fa in modo pieno e argomentato, contribuendo a una contro-critica dell’importante e vieppiù influente geopolitica critica.
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Il libro: https://www.ibs.it/heartland-storia-teoria-della-geopolitica-libro-phil-kelly/e/9788889991176
Una presentazione: https://www.insidertrend.it/2023/04/07/acqua/geopolitica-analisi-dai-nuovi-heartland-alle-guerre-dellacqua-saggi-di-geopolitica-classica/