"andrebbe letto come un necessario tentativo di fare ordine in un mondo bibliografico geopolitico, in questo caso anglosassone, alquanto complesso. Infatti, non è solo la realtà delle relazioni internazionali ad essere decisamente intricata, bensì anche la produzione stessa sul tema, tanto che lo scopo dichiarato dell’autore è esattamente quello di raccontare in modo conciso la storia del pensiero geopolitico anglo-americano in un preciso contesto: il convinto revival delle teorie cosiddette classiche (tra le tante), le quali oggi parrebbero essere lo strumento prediletto della classe dirigente americana per risolvere il crescente numero di crisi che il blocco occidentale si trova ad affrontare. Se letti bene, insomma, gli autori geopolitici classici, potrebbero aiutare a capire come mai gli Stati Uniti prendano determinate posizioni, per quale motivo alcune aree del pianeta rovinano il sonno delle amministrazioni presidenziali, e quali sono gli interessi irrinunciabili per una potenza che vuole continuare ad essere egemone".Continua a leggere su Vision & Global Trends
22.12.23
Recensione di "La geopolitica anglosassone", terza ed.
Discutendo di geopolitica classica in merito ai saggi di Phil Kelly
Rigrazio la redazione de L'Italia e il Mondo per il cortese invito a discutere la traduzione in italiano di saggi di geopolitica classica pubblicati da Phil Kelly.
"Ancora una conversazione sulla geopolitica e sui geopolitici. Grazie al libro curato da Federico Bordonaro, Tiberio Graziani e Emanuel Pietrobon entra nel mirino il geopolitico statunitense Phil Kelly. L’obbiettivo di Kelly è riaffermare il ruolo della geopolitica, quindi della geografia, rispetto al realismo e al costruttivismo; anche, però, iniziare a definire non solo l’autonomia ma anche le relazioni tra di essi. Da qui una definizione aggiornata di heartland e delle interazioni molto più interconnesse tra le tre parti del globo definite dalla geopolitica classica. Una attenzione che consente di discernerere la rilevanza teorica della produzione di Kelly dalla sua fervente affiliazione alla causa della proiezione statunitense, sin troppo evidente in gran parte dei suoi scritti."
Kelly fra realismo e geopolitica.
Il video su YouTube:
26.10.23
Intervista: la matrice anglosassone
Per "L'Italia e il mondo" con G. Germinario, R. Buffagni, G. Gabellini
https://italiaeilmondo.com/2023/10/26/politica-e-geopolitica-la-matrice-anglosassone-con-federico-bordonaro-giacomo-gabellini-roberto-buffagni/
26.9.23
Prefazione a Ph. Kelly, Saggi scelti di geopolitica classica
Di seguito, i primi paragrafi della mia prefazione alla raccolta di saggi del geopolitologo americano Phil Kelly.
La raccolta di saggi scelti di Phil Kelly è senza dubbio un’importante novità editoriale nel panorama delle pubblicazioni geopolitiche in lingua italiana. È persino superfluo in questa sede rilevare per l’ennesima volta come la geopolitica, complice una storia travagliata sul piano accademico e scientifico, sia materia a volte sfuggente a causa di una troppo frequente imprecisione del suo statuto epistemologico. Ciò la espone a un uso fin troppo disinvolto, indebitamente esteso a troppi ambiti e banalizzato da parte di scienziati politici e giornalisti. Tutta l’opera di Kelly e dei suoi co-autori nel corso di quattro decenni è un efficace antidoto a tale mancanza di rigore e già solo per questo la sua lettura è consigliata a studenti e studiosi di materie internazionali e politologiche.
In particolare, i saggi qui raccolti ci sembrano importanti per tre fondamentali ragioni.
In primo luogo, essi offrono una articolata e solida difesa di una tradizione intellettuale e teorica tanto citata quanto poco conosciuta o distorta: la geopolitica classica sviluppatasi principalmente nel mondo anglofono fra il 1890 e il 1945 e poi evolutasi nell’epoca della Guerra Fredda.
In secondo luogo, Kelly contribuisce in modo convincente al rinnovamento e al miglioramento della stessa tradizione classica e neoclassica, rivalutando criticamente il fondamentale concetto di Heartland, precisandone il significato storico-strategico e la collocazione geografica.
In terzo luogo l’Autore ricostruisce, attraverso una certosina ricerca dedicata a oltre un secolo di studi geopolitici classici e non, un apparato concettuale ed euristico di grande valore, mettendolo a disposizione degli specialisti accademici, degli analisti e degli studenti.
Nella difesa della geopolitica classica, Phil Kelly è il rappresentante di una ristretta ma agguerrita cerchia di cultori della materia, fra i quali è impossibile non citare il recentemente scomparso Colin S. Gray (Gray and Sloan 1996), Dale Walton(2007), Geoffrey Sloan (Sloan 2017), Terrence W. Haverluk(Haverluk 2014), Mackubin T. Owens (Owens 1999), John Hillen (Hillen e Noonan 1998) e Francis P. Sempa (Sempa2011), per non citare che i principali. Ci sembra d’uopo altresì rilevare come negli ultimi decenni altri importanti studiosi, come gli storici John Ledonne (Ledonne 1996, 2005), BrendanSimms (Simms 2013) e A. Wess Mitchell (Wess Mitchell 2018), il politologo Jakub Grygiel (Grygiel 2006, Grygiel and WessMitchell 2016), il sociologo Randall Collins (1981) e il geografo Geoffrey Parker (Parker 1988) abbiano ampiamente fatto ricorso ai concetti-chiave della geopolitica classica nei loro principali studi, a dimostrazione della vitalità e della versatilità di tale tradizione di pensiero.
Kelly ha dedicato gli ultimi anni alla costruzione di un vero e proprio “modello analitico” basato su una definizione-delimitazione della geopolitica classica, distinguendola dalla tradizione realista nelle relazioni internazionali – con la quale è troppo spesso confusa nonostante i punti di contatto oggettivamente presenti – e illustrando come diverse teorie e concetti strettamente collegati alla tradizione classica forniscano preziosi elementi per spiegare tendenze, comportamenti e sviluppi negli affari esteri, sul piano locale, regionale e globale. Per l’Autore, la geopolitica classica è prima di tutto lo studio dell’impatto e della influenza di alcune caratteristiche geografiche, fisiche e umane, sulla politica estera degli stati, e per tale ragione costituisce un aiuto alla conduzione dello stato. Siamo quindi in presenza di una piena rivendicazione della funzione intellettuale – analitica e prescrittiva ad unum – della geopolitica classica à la Mackinder (non per niente il punto di riferimento del Kelly).
Ciò è interessante per almeno un motivo fondamentale: nonostante la geopolitica come materia sia stata per così dire “sdoganata” a partire dagli anni Settanta nell’anglosfera, in Francia e gradualmente altrove nel mondo, la sua “riabilitazione” era stata accompagnata dal caveat di una sua funzione teorica, descrittivo-idiografica o teorico-nomotetica, e in genere da forti critiche alla sua pretesa di fungere da aid to statecraft. Solo pochi studiosi – i già citati difensori della tradizione classica – ne rivendicavano un ruolo “pedagogico-politico”. Phil Kelly, come il lettore constaterà, lo fa in modo pieno e argomentato, contribuendo a una contro-critica dell’importante e vieppiù influente geopolitica critica.
(…)
Il libro: https://www.ibs.it/heartland-storia-teoria-della-geopolitica-libro-phil-kelly/e/9788889991176
Una presentazione: https://www.insidertrend.it/2023/04/07/acqua/geopolitica-analisi-dai-nuovi-heartland-alle-guerre-dellacqua-saggi-di-geopolitica-classica/